The Stanley Cup lore

Nella notte appena trascorsa sono iniziate le finali di Stanley Cup, che consacreranno il vincitore del campionato NHL 2012-13. La prima partita tra Chicago Blackhawks e Boston Bruins è stata all’altezza delle aspettative, e caratterizzata da grande spettacolo, equilibrio e gioco di altissimo livello. Ha vinto Chicago per 4-3, ma per decretare un vincitore sono stati necessari ben tre supplementari. Il goal decisivo è stato di Andrew Shaw, arrivato in maniera rocambolesca grazie a una doppia deviazione in rapida sequenza, da parte di Dave Bolland e per l’appunto di Shaw, di un tiro da lontano di Michal Rozsival. Le 59 parate di Tuukka Rask, portiere dei Bruins, rappresentano il totale più alto in una singola partita di finale dal 1996, quando Patrick Roy dei Colorado Avalanche fermò 63 tiri in gara 4, in una vittoria per 1-0 al terzo supplementare che chiuse la serie 4-0 e portò la coppa sulle Rocky Mountains.
L’inizio delle finali mi dà quindi lo spunto per presentare, in generale, la Stanley Cup: storia, curiosità, tradizioni, statistiche. Insomma, un’introduzione generale per quello che è il più antico trofeo sportivo nordamericano.

Origini e nome. La coppa fu acquistata da Sir Arthur Frederick Stanley, meglio conosciuto come Lord Stanley of Preston, sesto Governatore Generale del Canada. Stanley si interessò all’hockey grazie ai suoi figli, allora giocatori nelle leghe amatoriali nella zona di Ottawa, e decise di acquistare un trofeo che venisse assegnato alla migliore squadra di hockey canadese. La coppa fu pagata 10 (o 11, secondo le versioni) ghinee, l’equivalente di poco meno di 50 dollari. Inizialmente la coppa venne contesa da squadre amatoriali, ma dal 1909 diventò un trofeo per professionisti. Il trofeo nacque come “challenge cup”: non necessariamente veniva vinta al termine di un campionato, ma ogni qualvolta la squadra detentrice venisse sfidata, secondo opportune regolamentazioni e requisiti. Nel 1914 i Victoria Aristocrats, campioni della PCHA (Pacific Coast Hockey Association), sfidarono i campioni della NHA (National Hockey Association, antenata della NHL) Toronto Blueshirts, detentori della coppa, trasformando la Stanley Cup nel premio finale per il “campione dei campioni” delle leghe nordamericane. In seguito entrò in gioco anche la WCHL (West Coast Hockey League), che in seguito si fuse con la PCHA per formare la WHL (Western Hockey League, acronimo che ad oggi è in uso per una delle principali leghe giovanili). Nel 1926, con la chiusura della WHL, il trofeo diventò esclusiva della NHL (fondata nove anni prima), cosa che fu formalizzata solo nel 1947.


Lord Stanley of Preston

Forma e dimensioni. La coppa inizialmente aveva la classica forma “a ciotola”; era alta 18.5 cm ed aveva un diametro di 29 cm. In seguito la coppa mutò la sua fisionomia, grazie alla tradizione dell’iscrizione dei nomi: difatti si rese presto necessario l’aggiunta di un qualche genere di supporto per poter iscrivere i nomi dei vincitori. Negli anni ’40 l’aggiunta annuale di un nuovo anello di uguale dimensione diede alla coppa una particolare forma allungata a tubo, denominata “stovepipe”. Negli anni ’50, per evitare l’ingigantirsi a dismisura della base, venne fissato il regolamento che vige tutt’oggi. La base è costituita da cinque anelli di uguali dimensioni, ciascuno con tredici spazi uguali per poter iscrivere i nomi dei vincitori. La coppa è quindi alta 89.5 cm, ha un diametro di base di 43.8 cm e pesa poco meno di 16 kg.

La primissima versione della Stanley Cup

Syl Apps, vincitore della coppa nel 1947 con i Toronto Maple Leafs, con la “stovepipe”

L’attuale versione della Stanley Cup; come vedete dal vecchio logo NHL sotto la Coppa, la foto risale a prima del 2005, ma la forma è immutata da decenni.

Unicità. La Stanley Cup è unica, nel senso che a differenza degli altri trofei non ne viene prodotta una copia ogni anno per la squadra vincitrice, ma viene fisicamente passata di anno in anno, di volta in volta, alla squadra campione. Tuttavia esistono tre Stanley Cup: una riproduzione del trofeo originale del 1893, una riproduzione di quello attuale (entrambe in mostra alla Hockey Hall of Fame di Toronto) e la coppa vera e propria.

Tradizioni e iscrizione dei nomi. La particolarità della Stanley Cup consiste anche nell’iscrizione dei nomi dei vincitori sulla coppa stessa, cosa unica nelle leghe professionistiche nordamericane (e, così a sensazione, anche nel resto del mondo; correggetemi se sbaglio). I primi che decisero di immortalare la propria vittoria in questo modo furono i Montréal Wanderers, nel 1907, ma l’incisione dei nomi sulla coppa diventò una tradizione solo nel 1924. Da allora, come già menzionato, la coppa venne fornita di basamenti e supporti vari per poter aggiungere di anno in anno l’elenco dei membri della squadra vincitrice. Gli attuali anelli del basamento, come già accennato, vengono completati in 13 anni. All’esaurimento dello spazio, l’anello più vecchio viene rimosso ed esposto a Toronto alla Hall of Fame, mentre alla coppa ne viene aggiunto uno nuovo.

I nomi dei membri dei Montréal Wanderers, vincitori nel 1907, iscritti all’interno della “ciotola”

Teoricamente non esiste un limite numerico per i membri di una squadra campione, ma ne esiste uno fisico (lo spazio a disposizione). Nei vecchi tempi i roster erano piuttosto ridotti, mentre nel 1998 i Detroit Red Wings misero sulla coppa ben 55 nomi. Solo di recente è stato stabilito un tetto massimo di 52. Hanno diritto ad avere il proprio nome sulla coppa i membri dello staff della squadra (come ad esempio il presidente, il suo entourage, l’allenatore, il vice-allenatore, il preparatore atletico) e i giocatori che rispettino determinati requisiti: devono aver giocato almeno 41 partite di regular season con la squadra (ossia metà stagione) oppure una partita di finale. I requisiti non sono però rigorosi: ogni squadra può difatti chiedere alla Lega il permesso di includere un determinato giocatore, che non ha potuto soddisfare i requisiti per particolari motivi (come acquisizioni all’ultimo minuto oppure lunghi periodi di infortunio).

Un esempio di iscrizione contemporanea: il roster dei Penguins campioni nel 2009

Ci sono comunque svariate tradizioni legate alla Stanley Cup. Ad esempio, fin dal 1896 i campioni sono soliti brindare alla vittoria bevendo dello champagne dalla coppa stessa, a mo’ di calice (per questo è chiamata anche, scherzosamente, “Sacro Graal”). Dal 1950 vige la tradizione che il capitano della squadra sia il primo a ricevere e alzare la coppa, per poi compiere un “giro d’onore” sulla pista con la coppa stessa alzata sopra la testa. L’iniziatore di questa tradizione fu Ted Lindsay, capitano dei Detroit Red Wings, che disse in un’intervista di aver fatto così “per permettere ai tifosi di vedere bene la coppa”.
Ogni squadra ha a disposizione 100 giorni nella off-season per portare in giro la coppa e farne quello che vuole, a patto che non venga coinvolta in attività che la danneggino. In particolare, ogni giocatore ha diritto ad almeno 24 ore da trascorrere in esclusiva in compagnia della coppa. Seppur già dagli anni ’80 i giocatori tenessero per sè la coppa per un breve periodo di tempo, pare che la concessione di diritto di almeno un giorno a ciascuno fu stabilita dai New York Rangers nel 1994.

Ted Lindsay

Eccezioni illustri. In casi particolari, però, si è venuti meno, in qualche maniera, alla “tradizione del capitano”.
Nell’estate del 1997, un incidente in auto paralizzò su una sedia a rotelle Vladimir Konstantinov, difensore dei Red Wings, fresco di vittoria del campionato. Detroit rivinse la coppa nel 1998, e Konstantinov venne portato sul ghiaccio per i festeggiamenti. Il capitano Steve Yzerman ricevette ed alzò la coppa, ma la posò subito in grembo a Konstantinov, spingendo la sua sedia a rotelle in un commovente giro d’onore.
Nel 2001, quando trionfarono gli Avalanche per la seconda volta, il capitano Joe Sakic passò il privilegio di alzare la coppa per primo al suo vice Ray Bourque, che vinse la sua unica Stanley Cup nella 22ª e ultima stagione in NHL, a 40 anni.

Vladimir Konstantinov festeggia la vittoria dei Red Wings nel 1998

Ray Bourque alza la coppa nel 2001, dopo una rincorsa personale durata 22 anni e dopo due finali perse dai suoi Bruins contro gli Edmonton Oilers

Statistiche e vincitori. La prima squadra vincitrice della coppa fu la Montréal Amateur Athletic Association, nel 1893. I Victoria Cougars, della WHL, furono l’ultima squadra extra-NHL a conquistare il trofeo, nel 1925.
La squadra che ha conquistato il maggior numero di vittorie sono i Montréal Canadiens, con ben 24 trionfi. Distanti secondi sono i Toronto Maple Leafs con 13, ma i Leafs sono anche la squadra che non vince la coppa da più tempo: l’ultimo loro successo è datato infatti 1967, l’ultima stagione dell’epoca delle “Original Six”.
I Leafs però sono stati la prima squadra a conquistare la coppa per tre anni di fila (1947, 1948 e 1949). Nel 1959 i Canadiens diventarono i primi a fare poker, allungando la striscia di successi a cinque l’anno seguente. Nessun’altra squadra ha vinto cinque coppe di fila, e solo i New York Islanders ne hanno vinte quattro (1980-83). A parte i Leafs, nessun altro è mai arrivato neanche a fare il tris. Inoltre, 12 squadre devono ancora vincerla una volta; alcune sono di fresca costituzione, come Blue Jackets e Wild (2000), altre ancora sono un pochino più datate, come Blues (1967) e Canucks (1970). Dal 2003 al 2012, in 9 campionati, la coppa è stata vinta da 9 squadre diverse; per alcune di esse si è trattato del primo successo (Tampa Bay 2004, Carolina 2006, Anaheim 2007, Los Angeles 2012).
In generale, la persona che compare più volte nell’elenco dei vincitori è Jean Béliveau, con 17 (10 da giocatore e 7 da dirigente). Henri Richard è la persona che ha ottenuto più vittorie da giocatore (11), mentre Scotty Bowman è il recordman per gli allenatori (9). Tre persone hanno vinto la coppa sia da giocatore sia da allenatore (Henri Richard, Toe Blake e Jacques Lemaire), mentre uno solo è riuscito nell’impresa da giocatore e da presidente della squadra (Mario Lemieux). Sulla coppa sono iscritti anche i nomi di 8 donne, tutte facenti parte dello staff presidenziale.
I primi giocatori di scuola europea a vincere la coppa sono stati Stefan Persson e Anders Kallur, svedesi, membri degli Islanders campioni nel 1980 (Stan Mikita, vincitore nel 1961 con Chicago, anche se nato in Cecoslovacchia, è considerato di scuola canadese). Due europei hanno vinto la coppa da capitano: Nicklas Lidström, svedese, con Detroit nel 2008, e Zdeno Chára, slovacco, con Boston nel 2011. Il primo capitano statunitense a vincere la coppa fu Derian Hatcher, che guidò i Dallas Stars alla vittoria nel 1999. E, per finire, solo una persona ha vinto la coppa da capitano con due squadre diverse: Mark Messier (Edmonton 1990, New York Rangers 1994).


Mark Messier con le sue due coppe vinte da capitano

Coppa non assegnata? Ci sono state due stagioni in cui la coppa non è stata assegnata, per circostanze gravi. Nel 1919 durante la disputa delle finali tra Montréal Canadiens e Seattle Metropolitans le due squadre vennero decimate da un’epidemia di influenza spagnola, che purtroppo costò la vita a Joe Hall, giocatore dei Canadiens. La serie finale fu sospesa e la coppa non assegnata. Nel 2005 invece la stagione venne cancellata completamente a causa del perdurare del “lockout” dovuto alle trattative per un nuovo contratto collettivo tra Lega e Giocatori. Entrambi questi frangenti sono ricordati con un’incisione apposita.

L’iscrizione che attesta la mancata disputa della stagione 2004-05

Aneddoti particolari. Nel 1905, alcuni membri degli Ottawa Silver Seven testarono la forza di un compagno di squadra chiedendogli di provare a spedire la coppa nel Rideau Canal con un calcio. Il giocatore ci riuscì, ma gli altri dovettero poi tuffarsi a ripescarla.
Nel 1907 i Montréal Wanderers lasciarono la coppa a casa del fotografo assunto per documentare opportunamente la vittoria. Sua madre la notò in casa e la utilizzò come vaso per i fiori.
Nel 1924 i Montréal Canadiens dovettero fermare il pullman della squadra per cambiare una gomma, e appoggiarono distrattamente la coppa a bordo strada, in un cumulo di neve. Cambiata la gomma ripartirono, dimenticandosi però di recuperare il prezioso trofeo. Tuttavia, quando se ne accorsero molte ore dopo, tornarono nel punto incriminato e la ritrovarono esattamente lì dove l’avevano lasciata.
Nel 1979, quando i giocatori ancora non potevano usufruire liberamente della coppa, Guy Lafleur, dei Canadiens, la mise di nascosto nel baule della macchina e la portò a casa dei suoi genitori a Thurso, QC, esponendola quindi nel giardino per far sì che amici e parenti la fotografassero. In serata Lafleur riportò la coppa a Montréal, dove non venne punito dalla squadra ma solo rimproverato verbalmente.
Nel 1984 Peter Pocklington, presidente degli Edmonton Oilers, fece includere nell’elenco dei nomi sulla coppa anche quello del padre Basil, che non aveva alcun legame con la squadra. Il nome fu poi cancellato con una serie di “X”. (@)
Nel 1996 Sylvain Lefebvre dei Colorado Avalanche usò la coppa per far battezzare la figlia. Da allora vari giocatori hanno ripetuto il gesto.
La coppa inoltre è stata praticamente in ogni parte del mondo, anche nelle basi militari in Afghanistan.

Errori di spelling. Non sempre però l’incisione è perfetta. Qualche volta sono stati commessi degli errori di incisione o anche solo di spelling, alcuni anche piuttosto clamorosi.
Nell’elenco dei giocatori dei Leafs campioni del 1942, ad esempio, Walter “Turk” Broda è presente due volte: una come Walter, una come Turk. (@)
Nell’elenco dei membri dei Leafs campioni del 1945, compare l’infelice dicitura “ASS MAN” a fianco al nome di Frank J.Selke (nelle intenzioni doveva indicare “assistant manager”, nella pratica sembra “l’uomo-culo”) (@)
Sempre negli anni ’40, il nome di Ted Kennedy venne scritto “Kennedyy”.
Nel 1947, Gaye Stewart diventò “Gave”.
Nel 1950, il coach dei Red Wings Tommy Ivan diventò “Nivan”, mentre l’attaccante Alex Delvecchio (un campionissimo, non uno sconosciuto qualsiasi) diventò “Belvecchio”.
Nel 1977, Bob Gainey dei Canadiens si vide semplificare la grafia del proprio cognome nell’assonante “Gainy”. (@)
Ma anche i nomi delle squadre non sono esenti da errori. Nel 1963 figurano vincitori i Toronto Maple Leaes, nel 1972 i Bqstqn Bruins (@) e nel 1981 i New York Ilanders. (@)
In tempi recenti, però, si è deciso di correggere gli errori dove possibile. Ad esempio, sono state rettificate le grafie dei nomi di Adam Deadmarsh (“Deadmarch”, 1996), Manny Legace (“Lagace”, 2002), Eric Staal (“Staaal”, 2006) e Kris Versteeg (“Vertseeg”, 2010).
La palma di “nome più massacrato” dagli incisori della Stanley Cup, però, va senz’altro a Jacques Plante, pluri-vincitore con i Canadiens e ricordato anche per essere stato il primo portiere a indossare stabilmente una maschera in partita. Plante è iscritto cinque volte sulla coppa con cinque spelling diversi! Oltre allo spelling giusto, il suo nome è stato scritto come “Jac”, “Jocko” e “Jack”, e il suo cognome come “Plant”!

Come vedete, la Stanley Cup è molto più di una semplice coppa: è un autentico pezzo di storia. E dopo questa sfilza di curiosità e amenità varie, quindi, a noi della Panca Puniti non resta che augurare a tutti…”buone finali”!

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