Nuova stagione, nuovo regolamento

Wake me up when September ends, cantavano i Green Day. Mai citazione fu più appropriata per un tifoso di hockey, visto che ai primi giorni di ottobre (e quindi con la fine di settembre) comincia solitamente la regular season. Quest’anno non fa eccezione, dopo lo spauracchio dell’anno scorso con la serrata e il rischio di cancellazione dell’intera annata, per fortuna evitato proprio all’ultimo. Quest’anno si fa più che mai sul serio: 82 partite giocate alla morte e un nuovissimo sistema di raggruppamento delle squadre e qualificazione ai play-off, con tre settimane di pausa a febbraio in concomitanza delle Olimpiadi Invernali di Sochi, alle quali parteciperanno anche i giocatori NHL.

Il mercato ha cominciato a muoversi parecchio già pochi giorni dopo il termine della stagione scorsa. Per questa stagione il monte stipendi è stato sensibilmente ridotto, e perciò alle squadre sono stati concessi due “compliance buyout”, ossia la possibilità di risolvere il contratto non ancora scaduto di un giocatore pagandogli un indennizzo proporzionale alla parte di ingaggio rimanente, senza che questa liquidazione (al contrario di come normalmente avverrebbe) venga conteggiata nel monte stipendi. Il fine di questa operazione è piuttosto chiaro: disfarsi di contratti troppo onerosi e/o immeritati, e guadagnare margine di manovra nella firma dei free agent, sia propri, sia altrui. Per l’utilizzo dei compliance buyout c’è tempo fino alla prossima estate, e per ora sono poche le squadre che hanno sfruttato almeno uno (11/30); alcune di queste però hanno operato delle scelte che hanno destato scalpore.
Un esempio su tutti: Vincent Lecavalier. Prima scelta assoluta al draft 1998, un’intera carriera di 14 stagioni e più di mille partite giocate, tutte con i Lightning (di cui le ultime da capitano), 383 reti in carriera. I Lightning hanno deciso (inspiegabilmente, secondo tutti) di liberarsene, “liquidandolo”, e privandosi così di uno dei propri giocatori simbolo, ma che si portava dietro un contratto da 7.7 M$ l’anno. Altro “rumore” l’hanno fatto i Flyers, liquidando il portiere Ilja Bryzgalov (per averlo, due anni fa, la squadra aveva fatto di tutto e di più; non ha reso come si pensava) e l’attaccante Daniel Brière (da un paio d’anni in forte declino). In altri casi i coinvolti sono stati più che altro giocatori di seconda fascia, possessori di un contratto dal valore superiore a quello del giocatore e/o alla sua resa: ad esempio Mike Komisarek e Mikhail Grabovski dei Leafs, oppure Scott Gomez e Tomáš Kaberle dei Canadiens. Per gli Islanders invece è stata l’occasione propizia per disfarsi definitivamente del portiere Rick DiPietro, prima scelta assoluta nel 2000, rivelatosi scarso rispetto alle aspettative ma finora incedibile proprio a causa del contratto pesante che nessuna squadra era disposta a (o poteva permettersi di) accollarsi.

Il 5 luglio, giorno in cui i contratti in scadenza dell’anno precedente hanno cessato ufficialmente la loro validità (e quindi giorno dell’apertura della free agency), si è scatenata una vera e propria caccia al giocatore. Solo il primo giorno sono stati firmati ben 81 free agent (tra nuove acquisizioni e riconferme), seguiti da 12 il giorno seguente, con una media di 5 al giorno sino alla fine del mese. Poi, d’improvviso, il mercato è entrato in stallo, e da allora la situazione è cambiata molto poco.
Tra le notizie più rilevanti l’acquisizione di Jarome Iginla, uomo da 530 reti in carriera, da parte dei Boston Bruins, e la partenza da Ottawa per Detroit di Daniel Alfredsson, capitano (ormai ex) dei Senators dal 1999 e simbolo indiscusso della squadra. Iginla dovrebbe avere davanti a sè almeno altri 5 anni di carriera, mentre per Alfredsson, 41 anni, potrebbe essere l’ultima stagione.
Due altre leggende e futuri Hall of Famer, poi, hanno ceduto alle richieste dei tifosi e hanno firmato per un altro anno in NHL, specificando già da ora che si tratterà dell’ultima stagione. I due “vecchietti” in questione sono nientemeno che Jaromír Jágr (41) e Teemu Selänne (43), leader per goal in carriera tra i giocatori attivi (681 e 675 rispettivamente; il sopracitato Iginla è terzo). Entrambi sono in vista del goal numero 700, traguardo raggiunto finora da soli sei giocatori nella storia, e se lo meriterebbero anche. Jágr ha cambiato squadra ancora una volta (la quarta negli ultimi tre anni) firmando per i Devils, mentre Selänne ha riconfermato con i Ducks.

La free agency ha smosso di parecchio le acque, ma anche sul fronte scambi è stato fatto qualche movimento di un certo rilievo. I Canucks hanno risolto il dualismo in porta scambiando Cory Schneider (anziché Luongo, come si aspettavano in molti) ai Devils in cambio della nona scelta assoluta al Draft, che i Canucks hanno usato per prendere l’attaccante Bo Horvat, autore del goal che ha fatto vincere il titolo della OHL (Ontario Hockey League) ai suoi London Knights, all’ultimo secondo (letteralmente) di gara 7 di finale. Per quanto possa valere Horvat, una singola scelta al Draft mi sembra una controparte misera per uno come Schneider. Anyway. Gli Stars hanno acquisito Tyler Seguin (e altri) dai Bruins in cambio di Loui Eriksson (e altri) in uno scambio da cui entrambe le squadre possono trarre profitto. I Senators hanno cercato di compensare la partenza di Alfredsson prendendo Bobby Ryan (attaccante 26enne con all’attivo già quattro stagioni da più di 30 reti) dai Ducks cedendo in cambio Jakob Silfverberg (giovane attaccante al secondo anno di NHL), un giocatore delle giovanili e una scelta futura: ottimo affare.

Nel complesso, gli affari migliori sono stati fatti da Oilers, Stars, Bruins e Coyotes, mentre i Penguins, pur non cambiando molto rispetto all’anno scorso (perdite di Iginla e Brenden Morrow a parte), si sono preoccupati di riconfermare tutti i loro giocatori più importanti con contratti in scadenza o scaduti, riuscendoci. Insomma, sarà un inizio di stagione interessante come sempre, con la curiosità di valutare i nuovi assetti delle squadre, quella di vedere il rendimento dei giovani scelti nelle prime posizioni al Draft e con l’adrenalina del tifoso che ricomincia a scorrere, specie se nella prima serata si giocherà un superclassico come Montréal-Toronto.

Ma le novità non si fermano certo ai roster. Dopo l’approvazione del nuovo CBA, lo scorso gennaio, la Lega e l’Associazione Giocatori hanno deliberato in maniera definitiva il cosiddetto realignment, ossia la ridistribuzione delle squadre nei vari raggruppamenti. Già durante la stagione precedente c’era stata una proposta, ma dopo l’approvazione della Lega, la NHLPA aveva detto “picche”; il senso del rifiuto però non era un “no” definitivo, ma un “non ora”. E difatti, eccoci qua.
Chiunque non sia un niubbo delle leghe sportive nordamericane sa che le squadre spesso vengono dapprima divise in due conference, solitamente consistenti in una divisione est-ovest (tranne che in NFL e nella MLB, cosa che però ha le sue motivazioni storiche), e quindi raggruppate in più division, corrispondenti ad aree geografiche. Ogni lega ha il suo regolamento particolare di qualificazione ai playoff, ma nel complesso si possono isolare alcuni denominatori comuni: la garanzia del posto playoff (e di una testa di serie elevata) alle vincitrici delle division e la separazione del tabellone dei playoff, la cui finale vede scontrarsi le vincitrici dei playoff delle singole conference; ed è per questo che solitamente la denominazione del turno in corso è relativa alla conference, anziché essere assoluta (ad esempio, “semifinali di conference” anziché “quarti di finale”). I raggruppamenti influiscono fortemente sul calendario, visto che ciascuna squadra affronta più spesso i rivali divisionali e molto di rado le squadre più lontane, per ridurre sensibilmente i costi dei trasporti.
Nella NHL, le squadre sono state raggruppate in sei division (tre per conference) dal 1998, anno in cui i Nashville Predators entrarono a far parte della Lega come 27ª squadra, cominciando il processo di espansione che avrebbe portato il numero dei team a 30 di lì a un paio d’anni. In precedenza, le division erano quattro ed era così dal 1974, anno in cui l’espansione con fini anti-WHA aveva portato il numero di squadre a 18, troppe per rimanere divise semplicemente in due gironi. Vediamo ora invece come cambia la situazione.

Innanzitutto, per motivi logistici e/o di fuso orario, Detroit e Columbus passano nella Eastern Conference, mentre Winnipeg passa nella Western Conference. Questo lascia le due conference sbilanciate nel numero di componenti (16 all’est e 14 all’ovest), un fatto mai accaduto nella NHL nei periodi con un numero pari di squadre, ma logico se si pensa che gran parte delle squadre risiede sulla costa est. Novità importante è il ritorno al sistema a quattro division, molto caro alla maggior parte dei tifosi di vecchia data. Le division della Eastern Conference saranno formate da 8 squadre, quelle della Western da 7. In particolare, i raggruppamenti sono i seguenti:

Western Conference Eastern Conference
Pacific Central Metropolitan Atlantic
Anaheim Chicago Carolina Boston
Calgary Colorado Columbus Buffalo
Edmonton Dallas New Jersey Detroit
Los Angeles Minnesota NY Islanders Florida
Phoenix Nashville NY Rangers Montréal
San Jose St.Louis Philadelphia Ottawa
Vancouver Winnipeg Pittsburgh Tampa Bay
    Washington Toronto

Come vedete, sono tutti molto molto interessanti.
Di conseguenza, cambierà anche il sistema di qualificazione ai playoff, che tornano a tabellone in gran parte divisionale, in una maniera simile al periodo 1982-93. Quello che non cambia è il numero di squadre qualificate, 16. Per ciascuna conference si qualificano le prime tre di ogni division e le due meglio piazzate tra le rimanenti (denominate wild card), a prescindere dalla division di appartenenza. Ogni division quindi manderà ai playoff un minimo di tre e un massimo di cinque squadre.
Si giocheranno nuovamente quattro turni: semifinali e finali di division, finali di conference, finali di Stanley Cup.
In ogni division nel primo turno le squadre verranno accoppiate, in base al loro rango, 1-4 e 2-3.
In ogni sotto-tabellone divisionale, le teste di serie 1-2-3 vanno ordinatamente alle tre squadre qualificate di diritto, mentre le teste di serie numero 4 saranno le wild card. In ogni conference, la migliore delle wild card gioca contro la peggiore delle vincitrici di division, e viceversa. Al termine di tutto ciò, è quindi possibile che una squadra qualificata come wild card si ritrovi nella parte di tabellone di un’altra division.

Per illustrare questo nuovo criterio di qualificazione, all’apparenza un po’ macchinoso, faccio un esempio pratico, basato sulle posizioni finali dell’anno scorso. Le classifiche con i nuovi ragguppamenti sarebbero state le seguenti (tra parentesi le vittorie non ai rigori):

Western Conference Eastern Conference
Pacific Central Metropolitan Atlantic
Anaheim 66 Chicago 77 Pittsburgh 72 Montréal 63
Los Angeles 59 (25) St.Louis 60 Washington 57 Boston 62
Vancouver 59 (21) Minnesota 55 NY Rangers 59 Toronto 57
San Jose 57 Winnipeg 51 (22) NY Islanders 55 (20) Detroit 56 (22)
Phoenix 51 (17) Dallas 48 Columbus 55 (19) Ottawa 56 (21)
Edmonton 45 Nashville 41 Philadelphia 49 Buffalo 48
Calgary 42 Colorado 39 New Jersey 48 Tampa Bay 40
        Carolina 42 Florida 36

(in blu le qualificate di diritto, in rosso le wild card)

All’est, quindi, Ottawa (peggiore wild card) verrebbe abbinata con Pittsburgh (la miglior vincitrice di division), mentre Detroit se la vedrebbe con Montréal (viceversa). Ragionamento analogo vale per l’ovest. Come avveniva in precedenza, in caso di arrivo a pari punti si guarda il numero di vittorie non ai rigori, ed è questo il motivo che ad esempio farebbe qualificare Winnipeg a scapito di Phoenix come seconda wild card.
Gli abbinamenti sarebbero stati quindi i seguenti:
Atlantic: Montréal (1) vs Detroit (4/WC1) – Boston (2) vs Toronto (3)
Metropolitan: Pittsburgh (1) vs Ottawa (4/WC2) – Washington (2) vs NY Rangers (3)
Central: Chicago (1) vs Winnipeg (4/WC2) – St.Louis (2) vs Minnesota (3)
Pacific: Anaheim (1) vs San Jose (4/WC1) – Los Angeles (2) vs Vancouver (3)

E’ più difficile da spiegare che altro. Comunque sia, la probabilità che una serie di playoff si ripeta da un anno all’altro ora aumenta. Di conseguenza, si contribuisce a creare delle rivalità che quindi daranno vita (presumibilmente) a serie di playoff più accese e più combattute.

Di carne al fuoco quindi ce n’è parecchia, ormai mancano solo poco più di 24 ore alla partenza, quindi armandosi di tanto tifo, tanta passione, nonché tanta pazienza, la Panca Puniti vi augura una buona stagione!

Un pensiero riguardo “Nuova stagione, nuovo regolamento

  1. Buona Stagione alla Panca!!!!
    Sarà sicuramente una Bella Stagione e che vinca il migliore!
    Sarà sicuramente anche una vittoria dello sport, visti i tanti episodi raccontati in queste pagine.
    Seguiremo con passione e curiosità; e siccome non si può essere del tutto neutrali..Alé Jaromir, dovunque tu giochi!

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